Il ritorno di Paolo Bonolis in Rai all’orizzonte, l’ultimo giro di valzer per chiudere la carriera

Tra i temi ricorrenti degli ultimi 10 anni di Tv, il ritorno in Rai di Paolo Bonolis può rivendicare sicuramente un posto sul podio. La sua presenza a Tale e Quale Show come ospite della finale del programma condotto da Carlo Conti ha inevitabilmente risvegliato questo sentimento mai sopito di cui una parte consistente del pubblico televisivo italiano è portatore sano.

Da anni si parla di quanto Paolo Bonolis sia frenato dalla sua permanenza a Mediaset, dove garantisce all’azienda ascolti e popolarità, senza riuscire a divincolarsi da titoli storici come Ciao Darwin e Avanti un altro in cui è sostanzialmente imprigionato.

Non che questi due programmi siano lontani dalla sua natura, anzi la rispecchiano perfettamente, semplicemente non sembrano abbastanza. Sia chiaro, la terra di Bonolis è questa, è nella terra di Mediaset che il conduttore romano ha potuto coltivare le sue idee migliori, programmi in cui il suo stile di conduzione ha trovato l’alfabeto per potersi esprimere al meglio.

È tuttavia innegabile che la consacrazione sia avvenuta altrove, che Bonolis grazie alla Rai sia stato in grado di imporsi come uno dei principali interpreti della televisione italiana degli ultimi vent’anni. Il ritorno a Mediaset dopo i due Festival di Sanremo con cui ha tenuto in vita una manifestazione in grossa difficoltà al tempo fu al tempo fisiologico, ma si è trasformato negli anni in una sorta di gabbia, dalla quale oggi potrebbe liberarsi per tornare a pensare televisione in modo propositivo.

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La presenza a Tale e Quale Show, semplicemente come giudice, acquisisce una grossa valenza proprio perché ha le sembianze di anteprima di un ritorno invocato a più riprese negli ultimi anni e ora, forse, concretizzabile. Un ritorno che darebbe a Bonolis, professionista che ha più volte parlato dell’intenzione di ritirarsi prima di percepirsi anziano, la possibilità di un ultimo giro di valzer per poi chiudere la carriera.

“L’avvenire è dei curiosi di professione”, recitava la frase di un vecchio film che provo a ricordare ogni giorno. Scrivo di intrattenimento e televisione dal 2012, coltivando la speranza di riuscire a raccontare ciò che vediamo attraverso uno schermo, di qualunque dimensione sia. Renzo Arbore è il mio profeta.

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