Striscia la Notizia, nuova accusa: “Induce al gioco d’azzardo”

Striscia la Notizia torna all’attacco di Affari Tuoi con un’accusa che va ben oltre il sospetto di “pacchi pilotati”: il tg satirico di Canale 5 sostiene che il programma di Rai 1 stia attivamente incentivando la ludopatia.

Al centro del servizio, andato in onda al Salone del Libro di Torino, le parole di Maurizio Fiasco, sociologo esperto di gioco d’azzardo: «Ad Affari Tuoi c’è un progetto che riproduce tutte le procedure più tipiche del coinvolgimento e dell’induzione al gioco d’azzardo», ha denunciato, suggerendo che la scelta – quotidiana – di mettere in palio grandi montepremi e pacchi “on air” possa spingere gli spettatori verso comportamenti rischiosi.

Marco Travaglio, direttore de Il Fatto Quotidiano, sostiene che la Rai «in quanto servizio pubblico, dovrebbe mettersi la mano sulla coscienza e riflettere», e ricorda come anche il suo giornale si sia occupato degli importi messi in palio dal quiz. Luciano Fontana, direttore del Corriere della Sera, concorda: «È giusto che la Rai e i mezzi di informazione ne parlino, come abbiamo fatto noi».

Ma è Roberto Saviano, intercettato da Rajae Bezzaz, a offrire una chiave drammatica: «La ludopatia è il grande affare di riciclaggio delle organizzazioni criminali». Una visione confermata dalla storica inviata del Corriere della Sera Milena Gabanelli, che definisce «una follia» il fatto che «lo Stato – e in particolare la tv pubblica – incoraggi il gioco d’azzardo», mettendo in guardia dal confondere “divertimento” e “debolezze da sfruttare”.

Il confronto non poteva però fare a meno delle voci più controverse. Giuseppe Cruciani, conduttore radiofonico, sbotta: «Io sono a favore del gioco d’azzardo: se hanno sbagliato, pagheranno». E Gino Castaldo di Rai Radio2 dribbla la questione con un sorriso: «È obbligatorio rispondere?».

Dietro la satira di Striscia, c’è la denuncia di una lunga assenza: nel contratto tra governo e Rai è infatti sparita ogni menzione all’impegno di «disincentivare l’azzardo», come aveva sottolineato su queste pagine Gian Antonio Stella. In un momento storico in cui il ricorso a gratta e vinci, scommesse e lotterie è tornato a crescere, la loro è una richiesta di trasparenza: perché – dicono i critici – un servizio pubblico non può trasformarsi in vetrina per promuovere un’industria da cui dipendono rischi sociali ed economici ingenti.

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