Crepet e la critica alla genitorialità moderna: una riflessione sul ruolo della famiglia nella scuola
Paolo Crepet, noto psichiatra e sociologo, ha recentemente espresso un’opinione piuttosto forte riguardo ai genitori di oggi, definendoli “i peggiori della storia”. Secondo lui, questi genitori mancano di autorità e carisma, trasmettendo ai loro figli l’idea che non sia necessario impegnarsi, ma piuttosto attendere passivamente un’eredità o un supporto economico futuro. Crepet ritiene che questo atteggiamento sia contrario all’educazione, dove invece dovrebbe prevalere la promozione di indipendenza e autonomia.
Un problema che va oltre Crepet
L’affermazione di Crepet non è isolata. Con l’avvio del nuovo anno scolastico, molti esperti hanno evidenziato come il rapporto tra famiglia e scuola stia subendo una trasformazione. Sempre più spesso, insegnanti vengono contattati dai genitori subito dopo la pubblicazione di un voto negativo sul registro elettronico, chiedendo spiegazioni o addirittura giustificazioni. È evidente che la tecnologia, attraverso strumenti come il registro elettronico, ha introdotto una nuova dinamica che non sempre va a favore dell’indipendenza degli studenti.
Il registro elettronico: una questione controversa
Paolo Crepet ha criticato duramente l’uso del registro elettronico, considerandolo uno strumento che priva i ragazzi della possibilità di sbagliare e di apprendere dai propri errori. Anche lo psicoterapeuta Raffaele Morelli si è espresso negativamente, affermando che tale strumento impedisce ai ragazzi di assumersi la responsabilità delle proprie azioni, come ad esempio marinare la scuola.
La prospettiva di Morelli
Per Morelli, il vero problema sta nel modo in cui i genitori interpretano i risultati scolastici dei propri figli. Secondo lui, i brutti voti sono più difficili da accettare per i genitori che per gli studenti stessi. Egli sostiene che il dolore e le difficoltà siano fondamentali per la crescita cerebrale e che i giovani debbano fare esperienza di sconfitte, noia e delusioni. Nella sua visione, il dialogo tra genitori e figli è spesso eccessivo, con un’interferenza che non consente una naturale separazione tra i mondi della scuola e della famiglia.
Ruoli confusi: educazione a casa, apprendimento a scuola
Daniele Novara, pedagogista, ha aggiunto che il coinvolgimento eccessivo dei genitori si manifesta anche nei compiti scolastici. Spesso, alla primaria e alla secondaria di primo grado, non è chiaro chi realmente esegua i compiti: il bambino o i genitori. Lorenzo Varaldo, dirigente scolastico, ha sottolineato la necessità di mantenere chiari i ruoli: la famiglia deve occuparsi dell’educazione, mentre la scuola dell’apprendimento.
Un equilibrio da ritrovare
Secondo Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale presidi, un ritorno al passato non è possibile, ma è necessario rivedere e regolare meglio il coinvolgimento dei genitori nella scuola, per evitare che la sovrapposizione di ruoli crei ulteriori problemi.