Un uomo si rivolge al pubblico con la voce rotta dall’emozione e lo sguardo segnato dalla fatica. In un video caricato su YouTube e rilanciato sui social, racconta la sua discesa verso l’abisso e, al tempo stesso, l’urgenza di risalire. Parla senza filtri delle sostanze, del male che gli hanno fatto, delle persone perdute lungo la strada,
ma anche di quella scintilla che non si è mai del tutto spenta: la voglia di rinascere. Con queste parole chiede aiuto, e lo fa lanciando una raccolta fondi attraverso la piattaforma GoFundMe, con l’obiettivo di iniziare un percorso terapeutico all’interno di una comunità di recupero.
Il suo messaggio è chiaro e diretto: “La dr*ga mi ha tolto tutto ma non la voglia di vivere e di cambiare. Aiutami a ricominciare”. Tre minuti di confessione intensa, in cui racconta di aver toccato più volte il fondo, ma anche di non essersi mai del tutto arreso. “Non è facile chiedere”, dice, “ma è ancor più difficile continuare a vivere così”. La campagna di raccolta fondi ha fissato l’obiettivo a 2.600 euro, una cifra che rappresenta il costo minimo per l’accesso a un percorso di riabilitazione.
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Andrea Diprè, appello al pubblico e raccolta fondi per andare in comunità di recupero
Dietro questo accorato appello c’è Andrea Diprè, ex critico d’arte e youtuber, diventato famoso negli anni passati per interviste provocatorie e personaggi sopra le righe. Un tempo volto familiare del web, oggi appare in una veste completamente diversa: vulnerabile, lucido nella sua richiesta, consapevole del proprio crollo e deciso a cambiare rotta. Diprè non nasconde nulla e ammette: “Ho perso persone care, sogni, serenità e soprattutto me stesso”.

Quello che fino a qualche anno fa era un nome legato alla provocazione e al trash mediatico, oggi si mostra sotto una luce nuova, spiazzante. La sua non è una messa in scena, almeno a giudicare dalle reazioni: in soli tre giorni la raccolta fondi ha superato la metà dell’obiettivo, raggiungendo i 1.400 euro. Segno che in molti hanno colto una sincerità profonda nelle sue parole, rispondendo con piccoli gesti concreti a una richiesta che sa di ultima possibilità.

