Un racconto amaro e allo stesso tempo nostalgico quello che Ambra Angiolini ha condiviso in una lunga intervista ripresa da Sky Tg24. L’attrice, conduttrice e speaker radiofonica ha parlato della sua esperienza a “Non è la Rai”, lo storico programma ideato da Gianni Boncompagni che, negli anni Novanta, divenne un vero
e proprio fenomeno culturale. Dietro l’apparente leggerezza di balli, canzoni e sorrisi in diretta, però, si nascondevano dinamiche ben più dure, che oggi la stessa Ambra non esita a definire al limite del ridicolo e del pericoloso.
Ricordando quegli anni, la Angiolini ha raccontato episodi che fanno riflettere sul contesto lavorativo in cui lei e le sue compagne si trovavano immerse. “Se una mia compagna sveniva, veniva portata via, qualcuna veniva trascinata, ma bisognava continuare a ballare”, ha spiegato, sottolineando come la priorità fosse lo spettacolo a ogni costo. Una regola non scritta che costringeva anche ragazzine minorenni a esibirsi nonostante forti malesseri o dolori fisici, come i “dolori mestruali pazzeschi” di cui lei stessa parla.
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Il rischio era quello di essere sostituite nel giro di pochissimo tempo, perché la macchina televisiva non contemplava debolezze. Una visione estrema di perfezione che, a distanza di anni, appare ancora più inquietante se si pensa all’età giovanissima delle protagoniste. Intorno al programma, inoltre, si sviluppò una vera e propria ossessione da parte del pubblico: fan che volevano sposare le ragazze, che dichiaravano di non riuscire a vivere senza vederle ogni giorno, e che spesso erano difficili da contenere.

Non mancavano, poi, le strumentalizzazioni. Ambra ricorda come lo show venisse usato perfino per fini politici, con messaggi in favore dell’editore trasmessi attraverso un format che, in teoria, avrebbe dovuto essere solo intrattenimento. Una contraddizione che oggi la stessa attrice racconta con lucidità, senza però rinnegare completamente quell’esperienza. C’è infatti spazio anche per la gratitudine nei confronti di Gianni Boncompagni, l’uomo che più di tutti segnò la sua carriera e che la obbligava a leggere libri fondamentali per crescere e per formare la sua personalità.

“Il lavoro mi ha salvato”, ha confessato la Angiolini, ricordando anche i momenti difficili della sua vita, segnati dalla bulimia. Oggi che ha trovato un equilibrio tra cinema, teatro e radio, continua a rifiutarsi di rivedere i film in cui recita, per non cadere nella trappola dell’autocompiacimento. Una scelta che rivela la sua determinazione a combattere l’ego e a vivere il mestiere in modo autentico, senza lasciarsi travolgere dall’immagine riflessa sullo schermo.