La discussione ha rapidamente travalicato i confini di TikTok e ha trovato spazio anche su Instagram, dove la pagina “Senti chi sparla” ha rilanciato il dibattito. Accanto a chi continuava a ridicolizzare Scanu, non sono mancati utenti pronti a difenderlo. “Si può accanirsi contro i cantanti per i loro vestiti?
Non state bene”, ha scritto qualcuno. Un altro ha osservato: “Se avesse avuto la camicia chiusa nessuno avrebbe notato nulla. Ma perché vi fissate sempre lì?”.
Diversi i commenti di sostegno, che hanno spostato l’attenzione sull’essenza della serata: la musica.
“È bravissimo e certa gente scrive sempre cattiverie”, ha ribadito un fan, mentre un altro ha ricordato come tanti artisti scelgano abiti eccentrici senza per questo essere bersagliati da un tale accanimento. L’idea che dietro la scelta del look ci fosse un calcolo strategico per far discutere è stata avanzata da alcuni, ma la maggior parte dei sostenitori ha sottolineato che non vale la pena ridurre una performance a un dettaglio di stile.
Il risultato è stato un piccolo caso mediatico, emblema di come, nell’era dei social, ogni minimo particolare possa diventare motivo di scontro. Da un lato, chi trasforma un capo di abbigliamento in occasione di dileggio; dall’altro, chi prende posizione in difesa di un artista che, al netto delle polemiche, ha continuato a fare ciò che lo ha reso celebre: cantare con passione e regalare emozioni al suo pubblico.
Quella serata di agosto a Mazara del Vallo, dunque, verrà ricordata non solo per l’energia di un concerto, ma anche per il dibattito che ne è scaturito. Una vicenda che dimostra, ancora una volta, quanto fragile sia l’equilibrio tra arte e immagine in un contesto in cui i social possono esaltare o demolire un artista in pochi istanti.