“Non ve ne fotte niente”. Bruno Vespa perde le staffe a Porta a porta in collegamento con la Flotilla

La Global Sumud Flotilla continua il suo viaggio verso Gaza senza rallentare, nonostante le minacce di Israele e il clima di tensione che circonda la missione. Nella tarda mattinata di mercoledì le imbarcazioni hanno raggiunto un punto a circa 130-135 miglia nautiche dalla costa, entrando ufficialmente

nella cosiddetta zona di rischio. Da bordo gli attivisti fanno sapere di non aver ancora ricevuto segnali di stop, ma la consapevolezza è che, nel corso della giornata, potrebbe arrivare un tentativo di avvicinamento o addirittura un abbordaggio da parte della marina israeliana.

A dare voce alla linea più dura della spedizione è stato Tony La Piccirella, che si trova a bordo della barca Alma. L’attivista, collegato con lo studio di Porta a Porta, si è scontrato in diretta con Bruno Vespa in un dibattito che ha assunto toni accesissimi. “Chi sta al governo ed è alleato di Israele ci ha dato degli irresponsabili e non ha proposto neanche un embargo alla consegna di armi a un Paese che commette un genocidio da tre anni. Non è accettabile”, ha dichiarato, accusando duramente l’esecutivo italiano di immobilismo.

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Bruno Vespa

Bruno Vespa fuori di sé durante Porta a Porta

Vespa non ha lasciato cadere le parole dell’ospite e ha replicato chiamando in causa la possibilità di affidare gli aiuti umanitari al patriarca Pierbattista Pizzaballa. “Vi fidate di Pizzaballa? Sì? Perché non gli date gli aiuti allora? Quelle sono persone serie, hanno detto che avrebbero portato i vostri aiuti ai poveracci di Gaza”, ha domandato. Una proposta che La Piccirella ha respinto: “Lo scopo della missione è l’apertura di un canale diretto”.

Bruno Vespa

Il conduttore non ha esitato a sottolineare quella che a suo avviso è una contraddizione: “A posto, allora potete dire che non ve ne fotte niente delle persone. Volevate aprire un canale diretto sapendo che Israele non ve l’avrebbe mai permesso”. L’attivista ha ribattuto spiegando che l’operazione puntava sulla “mediazione degli altri Paesi”, confermando dunque l’intenzione politica e simbolica dell’iniziativa, più che la certezza di riuscire a consegnare materialmente i beni.

Sul piano operativo, intanto, la tensione resta alta. A bordo delle imbarcazioni c’è anche il deputato del Pd Arturo Scotto, che ha parlato di una “allerta permanente” e di un equipaggio “consapevole” dei rischi. Gli attivisti, pur sapendo che il contatto con le forze israeliane è probabile e imminente, ribadiscono la volontà di proseguire verso la Striscia per affermare un principio politico: la possibilità di aprire un canale diretto, non mediato, con la popolazione di Gaza.

L’avanzata della Flotilla riaccende così un confronto che si trascina da anni: tra il diritto di solidarietà internazionale e la rigidità dei controlli di Israele, tra l’urgenza umanitaria e la lettura politica di un gesto che va oltre la consegna di aiuti. Una partita che, al di là delle schermaglie televisive, si sta giocando in mare aperto, con il rischio concreto di un nuovo incidente diplomatico.

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