Atmosfera elettrica, sguardi tesi, silenzi carichi di attesa: la Campania si è risvegliata con il cuore sospeso, pronta a vivere una notte di elezioni che prometteva colpi di scena e verità inattese. Nulla era scontato questa volta, tra vecchie certezze che vacillano e nuovi equilibri che si affacciano sulla scena.
Dietro le quinte della politica, i telefoni hanno squillato fino a tardi e i social si sono infiammati, mentre la gente comune si interrogava su chi avrebbe raccolto l’eredità di Vincenzo De Luca. Ma la vera sorpresa avrebbe avuto poco a che fare con i nomi noti.
Il primo segnale che qualcosa stava cambiando è arrivato proprio dai dati sull’affluenza: solo il 43,2% degli aventi diritto ha deciso di recarsi alle urne. Un calo netto rispetto a cinque anni fa, quando si era superato il 54%. Un dato che pesa come un macigno e che fotografa un clima di distacco, forse disillusione, verso la politica.
In un contesto così, ogni voto ha assunto un peso specifico ancora più forte, e l’attesa per i primi exit poll si è fatta spasmodica. Allo scoccare delle 23, ecco le prime proiezioni che hanno iniziato a svelare la vera partita.
I sondaggi istantanei hanno subito lanciato un messaggio chiaro: Roberto Fico vola verso la vittoria, con percentuali che oscillano tra il 56% e il 60%, sostenuto da una coalizione progressista ampia e variegata. Accanto a lui, Pd, M5S, Avs, e altre sigle che hanno tentato di ricompattare la sinistra campana sotto un’unica bandiera.

Dietro, Edmondo Cirielli, sostenuto da tutto il centrodestra, si ferma tra il 35% e il 39%. Una rincorsa che non basta, nonostante il traino del Governo e una campagna elettorale combattutissima fino all’ultimo comizio.
Se il successo personale di Fico sembra indiscutibile, è guardando alle liste che si scopre la vera sorpresa: il Partito Democratico emerge come prima forza tra il 16,5% e il 20,5%, mentre il Movimento Cinque Stelle resta indietro, oscillando tra il 9% e il 13%, ben lontano dalla soglia psicologica del 15%.
Un risultato che racconta molto: la popolarità del leader non basta a trascinare il movimento. E nelle file progressiste, si fanno notare anche “A Testa Alta” (6-8%), “Casa Riformista” (4,5-6,5%) e “Avs” (4-6%), mentre la lista personale “Fico Presidente” si muove tra il 3,5% e il 5,5%. Un puzzle di sigle che riflette la frammentazione e la complessità interna di questo fronte.
Sul versante opposto, Fratelli d’Italia si attesta tra il 14,5% e il 18,5%, seguito da Forza Italia (9-13%) e da una Lega sempre più marginale (3,5-5,5%). La lista personale di Cirielli non va oltre il 3,5%. Un mosaico in chiaroscuro che lascia il centrodestra a interrogarsi sulle cause di un risultato meno brillante del previsto.
La Campania, ancora una volta, si conferma laboratorio politico dove nulla è mai davvero scontato. La vittoria di Fico è netta, ma dietro le bandiere che sventolano resta una domanda: chi ha davvero vinto? E chi saprà raccogliere questo messaggio lanciato dagli elettori?