Dietro la decisione di Roberta Bruzzone di lasciare Ore 14 si nasconderebbe molto più di quanto emerso nelle prime ore, quando si era parlato genericamente di “scelte di carriera” e di una naturale divergenza professionale con la linea del programma. Nelle ultime settimane, la criminologa era apparsa insofferente verso una serie di dinamiche interne,
culminate in quel confronto acceso con Milo Infante che aveva già fatto intuire come qualcosa si fosse incrinato. Ma, come spesso accade dietro le quinte televisive, il vero punto di frattura sarebbe emerso solo successivamente, trasformando un rapporto instabile in una separazione inevitabile.
Secondo ricostruzioni concordanti, la Bruzzone avrebbe scelto di disertare non uno, ma ben due appuntamenti consecutivi con il programma: l’edizione serale del giovedì e quella pomeridiana del venerdì. Una decisione improvvisa e inizialmente inspiegabile, soprattutto perché il pubblico era abituato a vederla come presenza fissa e protagonista del dibattito. L’assenza, tutt’altro che casuale, sarebbe maturata non in seguito al precedente scontro in diretta, ma per un elemento nuovo, imprevisto e decisivo che avrebbe reso per lei “impossibile” continuare a comparire nello studio di Infante.
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Roberta Bruzzone fuori da Ore14, l’ultima voce
Quel motivo avrebbe un nome preciso: Umberto Brindani. La criminologa, stando a quanto trapelato, aveva appreso che il giornalista sarebbe stato ospite di Ore 14 Sera. Da quel momento, la sua partecipazione sarebbe diventata impraticabile. Non per un capriccio, né per una questione di protagonismi, ma per un’incompatibilità definita come “oggettiva”. Bruzzone e Brindani incarnano infatti due letture opposte, quasi inconciliabili, del caso Garlasco. Le loro posizioni non divergono solo sul piano mediatico: in più occasioni si sono trovati su fronti contrapposti anche dal punto di vista legale, in un clima che rende difficile qualsiasi confronto diretto, soprattutto in un contesto televisivo che vive di equilibrio e presenza scenica.

Secondo fonti vicine alla criminologa, la sua sarebbe stata una scelta netta, senza margini di mediazione: una sorta di “o lui o me”, maturata nel giro di poche ore e ritenuta necessaria per tutelare un percorso professionale costruito sull’autonomia, sulla credibilità e sulla libertà di scegliere contesti ritenuti adeguati. Da qui la decisione di non presentarsi agli appuntamenti già programmati, gesto che ha sancito di fatto il suo addio prima ancora che venisse annunciato ufficialmente.
In questo quadro si inserisce anche un dettaglio che ora appare molto più significativo: quel messaggio pubblicato dalla Bruzzone sui social, in cui aveva scritto “Il 2026 sarà densissimo di nuovi progetti televisivi”, frase che a molti era sembrata un generico teaser, ma che oggi assume un chiarissimo doppio significato. La criminologa rivendicava il diritto a un “pieno controllo” dei suoi spazi televisivi, non solo in termini di contenuti e modalità narrative, ma anche rispetto alle persone con cui condividere il set. Un controllo che – è evidente – non poteva più garantirsi all’interno di Ore 14.


Il programma di Milo Infante dovrà ora trovare un nuovo equilibrio narrativo e professionale, riorganizzando una struttura che negli ultimi anni aveva fatto della Bruzzone una delle sue voci più riconoscibili e divisive. Fonti interne lasciano intendere che la redazione sia già al lavoro per ridisegnare il parterre degli ospiti e costruire nuove dinamiche di discussione.
Bruzzone, dal canto suo, proseguirà altrove, in contesti scelti con cura e lontani da incroci indesiderati. Spazi – televisivi e non solo – in cui non dovrà più preoccuparsi di ritrovarsi, nemmeno virtualmente, accanto a chi considera incompatibile con il proprio percorso. Una separazione netta, che non chiude solo una collaborazione, ma segna un cambio di rotta nella gestione della sua immagine pubblica e del suo ruolo nel dibattito televisivo.