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Non solo la difesa di Alberto Stasi, ma anche i carabinieri di Milano hanno provato a ‘riaprire’ il caso giudiziario sull’omicidio di Chiara Poggi per il quale, dopo un lungo iter giudiziario, è stato condannato in via definitiva a 16 anni l’allora fidanzato.
Già nel 2020 i militari hanno inviato alla Procura di Pavia, competente per il delitto di Garlasco, un’informativa dettagliata per chiedere ulteriori approfondimenti fornendo un elenco dettagliato di presunte lacune per un omicidio in cui «bisognerebbe quantomeno prendere in considerazione la presenza di un correo». E intanto la criminologa Roberta Bruzzone a “Ore 14” ha rivelato particolari sui contenuti del pc di Alberto Stasi.
Roberta Bruzzone e i file pornografici sul pc di Alberto Stasi
Roberta Bruzzone a Ore 14 su Rai 2 ieri ha rivelato un retroscena che riguarda proprio Alberto Stasi: «Conosco molto bene il caso e i contenuti di una particolare cartella con contenuti pornografici di particolare profilo e molto variegati. Contenuti per adulti molto particolari… C’è un interesse sessuale di natura parafilica forte, in largo parte auto prodotto nei confronti di persone ignare che venivano fotografate da lui nelle situazioni più disparate a volte anche in presenza di Chiara Poggi stessa cercando di non farsi vedere da lei.
Dal mio punto di vista un soggetto, parlando in generale, che dopo aver commesso un fatto di questa gravità possa aver passato il tempo guardando file pornografici per sedare angoscia da questa situazione lo trovo perfettamente coerente».
«I parafilici normali – spiega Roberta Bruzzone – per gestire una quota di angoscia fanno così. Interessi sessuale abnormi che Stasi lascia ampiamente intravedere dai contenuti del pc che, vi assicuro, sono piuttosto forti. Ma non c’è nessuna evidenza che lei abbia scoperto questi file. Anzi, c’è evidenza che Stasi abbia cancellato i file porno prima del 12 agosto. Di sicuro non è questo l’elemento dirimente della storia, c’è altro che riguarda la relazione tra i due. Il vero snodo della vicenda, non mi convince l’ipotesi Sempio conoscendo bene gli atti. Quello che è successo la sera prima è fondamentale».
La svolta nelle indagini
Le indagini dei militari di Milano si attivano per alcuni episodi di pedinamento, molestie e disturbo, subiti nel 2018 dall’avvocata Giada Bocellari, ancora oggi legale di Stasi che avrebbero portato – a dire dei carabinieri – a elementi «non adeguatamente valutati». Punto su punto quegli elementi, che oggi tornano d’attualità nella terza indagine contro Andrea Sempio, fratello dell’amico della vittima e indagato per l’omicidio, vengono ‘smontati’ nel 2017 dalla Procura di Pavia e archiviati dal giudice per le indagini preliminari Pasquale Villani. Oggi la “bocciatura” di cinque anni fa, a sorpresa, sembra far breccia su un altro pubblico ministero di Pavia. La nota informativa dei militari elenca la «serie di anomalie» nelle indagini sul delitto di via Pascoli: «sul dispenser (oltre alle due impronte di Stasi) vi sono numerose impronte papillari sovrapposte»; nel lavandino del bagno, durante il sopralluogo, «si evince chiaramente la presenza di 4 capelli neri lunghi che attestano ovviamente che il lavandino non è mai stato lavato dalla presenza di sangue»; c’è un’impronta sulla parete interna della porta di ingresso su cui «non appare sia stata eseguita alcuna indagine biologica» così come sulla parete delle scale dove fu trovato il corpo senza vita della ventiseienne. Dubbi vengono sollevati, ritenendola «quantomeno parziale» la comparazione sulla suola della scarpa insanguinata.