Michele Morrone rompe gli argini e si scaglia con forza contro il mondo del cinema italiano, in un lungo sfogo social che segue la sua partecipazione a “Belve”, il talk condotto da Francesca Fagnani su Rai Due. L’attore, che ha raggiunto la popolarità internazionale grazie alla saga Netflix 365 giorni, ha affidato a Instagram un messaggio carico di rabbia, risentimento e provocazione, indirizzato senza mezzi termini a un sistema che sente di non rappresentarlo.
“Ringrazio di cuore Francesca Fagnani per avermi dato l’opportunità di esprimere un concetto a me molto caro”, ha esordito nel suo post pubblicato mercoledì 21 maggio. Da lì in poi, Morrone ha aperto il fuoco, criticando duramente l’ambiente cinematografico italiano, accusato di essere chiuso, ipocrita e fondato su pregiudizi ideologici.
“Non mi sento parte di un cinema che se la canta e se la suona da solo”, ha scritto, lamentando una diffusa intolleranza verso chi non si uniforma ai canoni tradizionali: “Se non hai studiato alla Silvio D’Amico o al Centro Sperimentale non sei nessuno. Se non la pensi col cuore a sinistra, sei solo un fascista. Se non usi scarpe Clark e non dai l’idea di essere trasandato, non sei un vero attore”.
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Michele Morrone sbotta dopo l’intervista a Belve
Nel cuore del suo attacco, Morrone punta il dito contro ciò che definisce il falso progressismo di molti colleghi: “Pregiudizi di artisti che fanno i finti inclusivi democratici”, ha scritto, accusandoli di vestire i panni dell’intellettuale impegnato solo per convenienza. “Sinistroidi che dopo aver preso un ca**o di David si sentono Dei scesi in terra”, prosegue, parlando di un mondo fatto di “finti poeti maledetti ubriachi di Rimbaud e Baudelaire, ma con lussuosi appartamenti e villini al mare”.

Il riferimento più diretto e polemico è a un noto episodio che ha riguardato Luca Marinelli, senza mai citarlo apertamente. Morrone parla infatti di chi si sarebbe detto sconvolto dall’aver interpretato il Duce, ma che si sarebbe ripreso “molto bene” dopo un compenso milionario. “Patetici”, conclude, senza cercare attenuanti.



Nel finale, l’attore alza ulteriormente i toni, sfidando chi si professa rivoluzionario a fare il salto nella vita reale: “Se davvero volete fare i Che Guevara 2.0 de noialtri, smettete di fare gli attori. Lasciate stare il cinema e scendete in politica“, scrive. E chiude con un’ultima stoccata il post che ha come didascalia “Prima o poi qualcuno doveva dirlo. Eccomi”: “Perché dei discorsetti post premiazione David di Donatello ci siamo rotti bellamente il ca**o“.
Lo sfogo di Michele Morrone è destinato a suscitare reazioni accese. Tra chi ne condividerà la schiettezza e chi invece lo accuserà di qualunquismo o provocazione gratuita, una cosa è certa: il suo post ha sollevato un sasso in uno stagno che, a suo dire, tace da troppo tempo.