Funerali Giorgio Armani: Il toccante gesto del Compagno sulla bara che sta conquistando tutti.

Sì è aperta la camera ardente per dare l’ultimo saluto a Giorgio Armani, morto il 4 settembre scorso all’età di 91 anni.

Fin dal mattino sono numerose le persone che si sono messe in fila all’esterno dell’Armani Teatro di via Bergognone, a Milano, per l’ultimo saluto allo stilista. Il feretro è giunto sul posto attorno alle 8 accolto dagli applausi.

Da Donatella Versace al sindaco Sala, chi è arrivato per l’ultimo saluto

Tra i primi ad arrivare il presidente di Ferrari e Stellantis, John Elkann con la moglie, e il sindaco Giuseppe Sala: “Milano è piena di lui, impossibile dimenticarlo”, ha detto il primo cittadino. Quindi sono giunti l’attore Beppe Fiorello, l’architetto Stefano Boeri Tommaso Sacchi, assessore alla Cultura del comune di Milano.

E ancora Donatella Versace con occhiali scuri, completo nero con la gonna e tacchi altissimi; Jo Squillo che ha dichiarato: “È come perdere un pezzo di cuore”; Gabriele Salvatores che ha ricordato quando Armani lo vestì per i premi Oscar. “Le tante persone che sono qui sono la dimostrazione della sua grandezza. Lui mi diceva sempre: ‘tu sei la donna della camicia bianca’”, così la giornalista Ilaria D’Amico, all’uscita dalla camera ardente. “Per me era un personaggio generoso, semplice ed elegante”.

Tanti i nomi arrivati anche dal mondo dello sport, come Gianni Petrucci di FederbasketEttore Messina, il coach dell’Olimpia Basket; il presidente del Coni Luciano Buonfiglio e l’ex presidente del Coni Giovanni Malagò che ha detto: “È stato un anticipatore, aveva capito che lo sport gli regalava forti emozioni, gli saremo eternamente riconoscenti per il suo lavoro e per quello che ha dato”.

Teatro al buio e un tappeto di lanterne

Fiori bianchi e lanterne accese preparano i visitatori a entrare nella camera ardente. Dentro, il buio avvolge la sala. Un tappeto di lanterne a terra e il profumo d’incenso creano un’atmosfera quasi sacra, in un luogo dove lo stilista era solito presentare le sue collezioni che oggi appare sospeso, trasformato per l’ultimo omaggio.

La bara, semplice, in legno, è posata al centro, con un mazzo di rose bianche adagiato sopra. Dietro una lastra di alabastro con un crocifisso sopra. Alle spalle del feretro, su un maxi schermo, scorre il ritratto sorridente di Armani e il suo ultimo messaggio: “Il segno che spero di lasciare è fatto di impegno, rispetto e attenzione per le persone e per la realtà. È da lì che tutto comincia”. Accanto, un picchetto d’onore di carabinieri in alta uniforme veglia in silenzio. Il gonfalone del Comune di Milano è issato a lutto.

Presenti in sala il compagno e braccio destro di Armani, Leo Dell’Orco, e tanti collaboratori di una vita, tra cui il fondatore di Yoox, Federico Marchetti, che siede nel cda della Giorgio Armani spa. All’ingresso del Teatro, dei libri neri delle firme per chi vuole lasciare un pensiero. Un addio semplice, essenziale, come l’uomo che ha cambiato per sempre il modo di vestire.

All’interno della camera ardente, che resterà aperta oggi fino alle 18 e domani di nuovo dalle 9 alle 18, risuonano in sottofondo le note di Ludovico Einaudi.

In centinaia in coda per l’ultimo saluto allo stilista

“Era una cara figura, ha fatto tanto per Milano – racconta all’AdnKronos Roberta, arrivata questa mattina assieme al suo amico Ivan – È stata una persona rigorosa e generosa. Mancherà a tutti”. Anche Ivan non ci ha pensato su due volte: “Volevo rendere omaggio a un imprenditore, un artista, genio e filantropo – afferma – che oltre ad aver fatto bene all’universo della moda e ad esportare il concetto eleganza sobrio ha fatto tanto per la città, come regalare lo spazio dell’Armani Silos, qui davanti. Vedremo il Comune di Milano cosa gli dedicherà, spero che sia un grande tributo”.

In coda sin da stamattina sono anche diversi ragazzi: “Era il re della moda – dice uno di loro – una una persona importante, non solo in passerella ma per il mondo e Milano. Ne sentiremo la mancanza e non solo per la creatività e la maestria”. Tra le rose bianche che molti dei presenti tengono in mano ci sono anche ex dipendenti e i familiari dei lavoratori dell’azienda. “Io ho lavorato per 15 anni all’ufficio stile di Armani – racconta una ex dipendente – mi ha insegnato a rispettare le proporzioni nel disegno. È stato un esempio in tutto”.

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