Festa a base di mitra e jeep per Hamas nelle strade di Gaza. È finalmente entrata in vigore la tregua a Gaza. L’ente palestinese aveva comunicato la lista dei tre ostaggi israeliani che avrebbe rilasciato oggi pomeriggio quasi per il rotto della cuffia, come previsto dall’accordo di cessate il fuoco. Si tratta di tre donne: Romi Gonen (24 anni), Emily Damari (28 anni) e Doron Steinbrecher (31 anni). L’annuncio è arrivato dall’ufficio del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, confermando che il cessate il fuoco è operativo dalle ore 11:15 locali (10:15 in Italia).
Il video dei festeggiamenti di Hamas
Nella Striscia di Gaza, il cessate il fuoco ha portato un misto di sollievo, speranza e profonda tristezza tra la popolazione palestinese. Dopo 470 giorni di conflitto, la giornata di oggi viene definita da molti un “giorno di festa”, come riportano diverse fonti locali, tra cui Al Jazeera.
Migliaia di persone si stanno preparando a tornare nelle aree che fino a ieri erano inaccessibili. Jabalia, le zone orientali e Rafah, profondamente segnate dall’invasione terrestre israeliana, vedono i primi movimenti di famiglie che cercano di riconnettersi con le proprie case e i propri cari.
Nelle strade di Gaza, tra i segni lasciati dalla distruzione, si sono visti gruppi di militanti di Hamas. Alcuni hanno celebrato la tregua esplodendo colpi in aria con fucili e mitra, un gesto che ha diviso chi vede in questa tregua un’occasione di ripartenza e chi teme che possa rivelarsi solo un fragile equilibrio.
Nonostante il silenzio delle armi, il dolore per le perdite umane e la devastazione rimane forte. Le famiglie che tornano nelle loro abitazioni spesso trovano solo macerie, mentre l’incertezza sul futuro pesa su un’intera popolazione provata dal conflitto.
Le storie delle vittime svelano dettagli drammatici dei loro rapimenti, avvenuti durante l’attacco del 7 ottobre 2023.
Romi Gonen, 23 anni
L’ultima traccia di Romi Gonen risale alle 10:58 del 7 ottobre, quando cercava di sfuggire al raid di Hamas al festival Supernova. Al telefono con sua madre, Meirav Gonen, sin dall’alba dell’attacco, aveva raccontato di essere stata colpita con le amiche, poco prima che il suo cellulare fosse localizzato nella Striscia di Gaza. L’auto in cui viaggiava fu trovata vuota sul luogo dell’assalto.
Emily Damari, 27 anni
Cittadina britannico-israeliana, Emily Damari fu rapita la stessa mattina durante l’attacco al kibbutz di Kfar Aza. L’ultimo messaggio inviato raccontava l’arrivo dei terroristi nel suo isolato. Testimonianze successive, tra cui quella di un ex ostaggio, hanno confermato la sua presenza nei tunnel di Hamas insieme a Romi Gonen.
Doron Steinbrecher, 31 anni
Infermiera veterinaria, Doron Steinbrecher viveva nel kibbutz di Kfar Aza. Prima del rapimento aveva inviato messaggi ai genitori e agli amici, riferendo l’arrivo dei terroristi nel suo edificio. La famiglia, barricata in una safe room, è rimasta isolata per 21 ore. Il padre di Doron, scettico sul suo rilascio, si è detto sorpreso nell’apprendere che il suo nome fosse il primo della lista.
Ritardi nella tregua e nuovi raid
La pubblicazione della lista degli ostaggi è avvenuta con un significativo ritardo rispetto alla tabella di marcia prevista, che stabiliva la comunicazione almeno 24 ore prima del rilascio. Questo ritardo aveva portato Israele a rinviare l’inizio della tregua, ordinando nuovi bombardamenti sulla Striscia di Gaza. Secondo fonti palestinesi, i raid di questa mattina hanno causato almeno 13 vittime e 30 feriti, colpendo diverse aree del nord e del centro della Striscia.
Secondo Abu Obaida, portavoce dell’ala armata di Hamas, i tre ostaggi saranno consegnati nelle prossime ore, rispettando i termini dell’accordo di cessate il fuoco. Il governo israeliano ha confermato di aver ricevuto i nomi e ha ribadito che il rilascio avverrà nel corso della giornata.
L’accordo fragile e il bilancio umano
Nonostante la tregua, la situazione nella Striscia rimane tesa e il bilancio delle vittime palestinesi continua a crescere. Gli attacchi aerei di questa mattina, seguiti al mancato cessate il fuoco, hanno aggravato ulteriormente una crisi umanitaria già critica. Funzionari locali e ospedali hanno denunciato l’elevato numero di civili coinvolti nei bombardamenti.
L’equilibrio dell’accordo, già fragile, appare messo a dura prova da questi ultimi sviluppi, sollevando dubbi sulla possibilità di un prolungamento duraturo della tregua.