Un colpo al cuore che nessuno si aspettava: in poche ore, la comunità degli sport di montagna si è trovata a fare i conti con una perdita che lascia tutti senza parole. Non si tratta di una sfida estrema, né di un’impresa tra le vette: questa volta, il dolore arriva in modo improvviso, inaspettato, e il silenzio cala sulle storie di chi, fino a ieri, era esempio e riferimento per tanti.
La notizia rimbalza dalla Francia, scuotendo chiunque abbia mai vissuto l’emozione della montagna o condiviso la passione per il limite. Due nomi conosciuti, due eccellenze, scompaiono in un attimo lasciando attoniti colleghi, amici e intere generazioni cresciute sotto la loro guida.
È la notte del 18 settembre quando tutto cambia: sulle strade tortuose delle Gorges du Verdon, il destino decide di fermarsi. Benjamin Guigonnet, 37 anni, e Quentin Lombard, 34, sono in auto, diretti chissà dove, immersi probabilmente nei loro pensieri su nuove avventure. Ma una curva, forse una distrazione, trasforma il viaggio in tragedia: la vettura esce di strada e precipita in un burrone profondo quasi 700 metri. Non c’è scampo, tutto si consuma in pochi istanti.
Le autorità francesi parlano di una carreggiata pericolosa, stretta e piena di insidie. Nessuna certezza sulle cause, solo l’amaro di una fatalità che colpisce due vite piene e amate.
Dietro questi nomi si celano storie che hanno saputo ispirare. Guigonnet era molto più di una guida alpina: nel 2018 aveva conquistato il Piolet d’Or, il riconoscimento più ambito dell’alpinismo mondiale, per la prima salita della parete sud del Nuptse in Nepal. Un esempio di coraggio, ma anche di umanità: insegnava all’ENSA di Chamonix, trasmettendo ai giovani la passione per la montagna e la responsabilità verso chi la vive. Lascia due figli, e un’eredità che va oltre le vette conquistate.
Lombard, guida dal 2017 e istruttore nazionale di sci alpino dal 2014, era punto di riferimento per chi sognava la montagna come scuola di vita. Anche lui lavorava all’ENSA, con il sorriso di chi sa farsi ascoltare e rispettare dai ragazzi che sognano di diventare grandi.
Il vuoto lasciato da Benjamin e Quentin si fa sentire ovunque: ENSA, Compagnia delle Guide di Chamonix, Groupe de Haute Montagne. Tutti piangono, tutti si stringono in un abbraccio virtuale che attraversa confini e generazioni. I social si riempiono di messaggi, ricordi, fotografie di avventure vissute insieme e parole che scaldano il cuore.
Una tragedia che arriva a pochi giorni dalla scomparsa di Christophe Jacquemoud, altro nome storico dell’alpinismo francese, caduto il 12 settembre nel massiccio del Monte Bianco. Settembre si trasforma così in un mese amaro, segnato da perdite che fanno riflettere e stringere forte chi resta.