Elon Musk ha lanciato una previsione destinata a far discutere l’intero panorama tecnologico: l’era degli smartphone potrebbe essere giunta al tramonto.
La sua affermazione non nasce dal nulla, ma si inserisce in un progetto ben preciso: Neuralink. Si tratta della sua azienda più visionaria, impegnata nello sviluppo di interfacce cervello-computer capaci, un giorno non troppo lontano,
di sostituire del tutto i dispositivi che oggi usiamo quotidianamente.
E non si parla più di futuro ipotetico: i primi test sull’uomo sono già realtà.

Per Musk, la dismissione degli smartphone è più imminente di quanto ci si immagini. Il punto di svolta sarà rappresentato dalla possibilità di connettere direttamente il cervello ai dispositivi digitali. Inviare messaggi, navigare online, interagire con il mondo virtuale senza mai sfiorare uno schermo: questo è l’obiettivo dichiarato. Grazie alla tecnologia su cui Neuralink lavora da anni, tutto questo potrebbe diventare presto parte della nostra vita quotidiana.
Uno dei primi esempi concreti è Noland Arbaugh, il primo essere umano ad aver ricevuto un impianto cerebrale targato Neuralink. Arbaugh è riuscito a gestire un computer esclusivamente attraverso il pensiero: ha scritto, navigato, persino giocato. Il dispositivo impiantato è minuscolo, appena 23 millimetri di diametro per 8 di spessore, ma ospita oltre mille elettrodi microscopici, inseriti chirurgicamente in aree specifiche del cervello da un robot specializzato. Una volta attivo, il chip capta i segnali cerebrali e li traduce in comandi digitali trasmessi via wireless a dispositivi esterni.

La visione di Musk, tuttavia, non è priva di ostacoli. Le sfide non sono soltanto ingegneristiche, ma anche etiche e sociali. L’idea di fondere tecnologia e biologia in modo così profondo genera entusiasmo, ma anche dubbi. Nonostante questo, Musk continua a mostrare fiducia: per lui, molto presto, interagire con la tecnologia attraverso il pensiero sarà la nuova normalità.
E non è il solo a pensarla così. Anche altre voci influenti del settore, come Graham Cooke, ex dirigente di Google, condividono la previsione: il classico smartphone potrebbe diventare un oggetto del passato nel giro di cinque anni. Una prospettiva che trova conferme anche nei dati di mercato, con le vendite globali di smartphone in costante calo dal 2017 e un’ulteriore flessione del 3,2% registrata nel 2023.

Nel frattempo, si affacciano all’orizzonte diverse tecnologie pronte a ereditare il ruolo dello smartphone. Tra queste ci sono i dispositivi indossabili intelligenti: occhiali, anelli, capi di abbigliamento dotati di AI e pensati per rispondere a comandi vocali o gestuali. Le piattaforme di realtà aumentata e virtuale, come Apple Vision Pro o Meta Quest, sono già operative e promettono di sostituire progressivamente gli schermi fisici. E poi ci sono le interfacce neurali, sviluppate da più aziende oltre Neuralink, che puntano tutte nella stessa direzione: interagire con il digitale senza strumenti fisici.
Infine, l’integrazione con l’Internet of Things potrebbe rendere superfluo ogni tipo di dispositivo portatile. In un mondo dove l’intelligenza artificiale gestisce l’intera rete degli oggetti connessi, dagli elettrodomestici all’automobile, il bisogno di uno smartphone tradizionale sembra davvero destinato a sparire.