Lutto e dolore per Barbara D’Urso: addio a un punto fermo

Una relazione fatta di stima e alleanza professionale, cresciuta negli anni anche attraverso le frequenti ospitate nei suoi programmi televisivi. Ma a piangerlo è un intero settore, che ha imparato da lui come rendere spettacolare anche ciò che sta fuori dal set. Figura eccentrica, inventiva, geniale e talvolta spiazzante, l’uomo che per oltre sessant’anni ha rivoluzionato l’immagine pubblica del nostro cinema si è spento il 28 luglio a Roma, nel quartiere Parioli.

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Lutto per Barbara D’Urso: l’ultimo saluto su Instagram

Con Enrico Lucherini scompare non solo un protagonista del dietro le quinte, ma un vero e proprio architetto della notorietà, capace di plasmare personaggi e carriere con una sola idea brillante. La notizia della sua scomparsa è stata data dal suo storico amico e allievo Gianluca Pignatelli, che ha condiviso con l’Adnkronos il dolore per questa perdita. Lucherini ha inventato la figura dell’addetto stampa cinematografico in Italia, non si limitava a promuovere film o gestire l’immagine degli attori: li creava. O meglio, creava le loro leggende.

Aveva fatto della comunicazione una forma d’arte spregiudicata, originale e senza paura di rischiare. Dietro molte delle immagini più iconiche del nostro cinema – dentro e fuori dallo schermo – c’era lui. A lui si deve l’introduzione di una professione allora inesistente nel nostro Paese, ma anche la nascita di un modo tutto italiano di intendere la promozione: la “lucherinata”, un colpo di teatro, una messinscena, una trovata studiata per attrarre i riflettori, spesso più potente del film stesso che voleva pubblicizzare.

Nato in una famiglia borghese, figlio di un medico, Lucherini sembrava destinato a una carriera scientifica. Iniziò infatti a studiare Medicina, ma presto capì che il suo cuore batteva per la scena. Così si iscrisse all’Accademia nazionale d’arte drammatica Silvio D’Amico e poi entrò nella Compagnia dei Giovani, recitando accanto a nomi come Rossella Falk. Tuttavia, fu durante una tournée in Sudamerica che comprese la sua vera vocazione: organizzando una conferenza stampa per uno spettacolo, intuì che il suo talento non stava sul palcoscenico, bensì nella capacità di costruire visibilità, clamore, aspettativa. Un mestiere nuovo, che da quel momento in poi avrebbe portato a livelli mai visti.

La sua carriera è costellata di successi che sembrano quasi leggenda: più di 900 film promossi, da capolavori come Teorema, Il Gattopardo, Morte a Venezia, fino a fenomeni popolari come Fantozzi. Alcune sue trovate sono passate alla storia del costume italiano: come quella volta in cui portò un vero ghepardo a Cannes per promuovere il film di Visconti, o quando – in seguito a un incidente stradale in via Veneto – chiamò i fotografi invece dell’ambulanza, trasformando un banale tamponamento in un’occasione per finire sui giornali. E come dimenticare la promozione de La ciociara, basata su una sola immagine – quella di Sophia Loren in lacrime – che commosse l’intera stampa mondiale.

Proprio Loren, con cui Lucherini mantenne per tutta la vita un legame speciale, è stata la prima diva a cui si è legato in modo decisivo, e che gli fece intuire davvero cosa significasse quel mestiere che lui stesso stava creando. Anche la Biennale di Venezia lo ha voluto omaggiare, ricordando il suo genio e l’insostituibile presenza al Lido, dove dalla sua stanza all’Excelsior costruiva carriere e mitologie, scegliendo quando e come far esplodere un nome nuovo nel panorama del cinema. Con la sua morte non scompare solo un professionista, ma un pezzo fondamentale dell’immaginario cinematografico italiano.

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