Addio alle gemelle Alice ed Ellen Kessler, avevano 89 anni. Nella mattinata di ieri, verso le ore 12, una pattuglia della polizia si è recata presso la residenza delle famose gemelle, a Grünwald, in Baviera, dove erano tornate a vivere, dopo aver lasciato l’Italia, nel 1986
. La polizia tedesca ha iniziato immediatamente ad indagare sulle cause della morte nei minuti in cui la notizia della scomparsa delle due artiste iniziava a circolare sui principali quotidiani. Ma ogni ombra di mistero è stata subito fugata: la conferma delle autorità è stata comunicata alla “Bild” in cui si leggeva che gli agenti della squadra speciale K12,
intervenuti come da routine, hanno potuto solo constatare il decesso delle sorelle ed escludere qualsiasi responsabilità di terzi. Secondo quanto riportato dalla stampa tedesca, le due storiche show girl avrebbero fatto ricorso al suicidio assistito. Pratica che la legge tedesca ammette, a patto che la persona agisca di propria spontanea volontà: deve essere maggiorenne e avere la capacità giuridica e chi assiste non può eseguire personalmente l’atto letale, ciò costituirebbe “eutanasia attiva”, che in quanto tale è severamente vietata.
Alice ed Ellen, uniche e inseparabili, anche nella morte. Le gemelle Kessler, da eterne ballerine quali resteranno per sempre nell’immaginario collettivo, hanno voluto affrontare insieme anche il loro canto del cigno. Per l’Italia del secolo scorso, sono state delle eroine “rivoluzionarie”. La loro prima apparizione sul piccolo schermo, l’allora nuovo focolare domestico delle famiglie del boom economico, coincise con il centenario dell’Unità d’Italia, il 1961. E anche queste due “valchirie” sorridenti ed eleganti, calate dalla Germania (dopo i trascorsi parigini nel corpo di ballo delle Bluebell Girls) furono tra le protagoniste di quell’unità del costume e del linguaggio attribuibile al potere mediatico di quella tv e di una Rai degli anni Sessanta che, quanto a sperimentazione, se la giocava alla pari con la caposcuola internazionale, la Bbc inglese. L’Italietta provinciale di allora salutò l’avvento delle danzatrici e show girl tedesche come l’atterraggio di due “marziane”. L’autore di “Un marziano a Roma”, il sulfureo occhio critico Ennio Flaiano le battezzò immediatamente «Quattro gambe e una sola testa». Tutta l’intellighenzia italica venne rapita al loro debutto nella trasmissione nazionalpopolare “Giardino d’inverno”.

La regia era di un maestro altrettanto avanguardistico, Antonello Falqui, che da cultore dell’avanspettacolo propose la rivista in prima serata ad uso e consumo delle famiglie. Unica concessione, ardita per i tempi, fu sdoganare per la prima volta in tv le ballerine “senza gonna”, appunto le eteree gemelle Kessler. Complice di questa scelta impavida di Falqui fu l’allora direttore generale della Rai, il cattolicissimo Ettore Bernabei che così giustificò l’azzardo: «Le proponemmo con il tutù e la calzamaglia nera senza gonna (censurata, su ordine del Vaticano, qualche anno prima dall’amministratore delegato della Rai Filiberto Guala, che poi si fece frate trappista). Avevano bellissime gambe, ed erano statuarie come la Venere di Milo… Ma non si muovevano in maniera ammiccante e invitante: facevano vedere come si presenta, con eleganza e signorilità, una bella donna». Ma Alice e Ellen, non sono state solo simbolo estetico, icone di una bellezza di seduzione maschile o modelli da emulare e da invidiare per le donne italiane in piena lotta di emancipazione.
No, le gemelle Kessler sono state un fenomeno spettacolare, a tutto tondo, capaci, grazie a un talento eclettico, di catturare il pubblico, tutto, per il loro bagaglio artistico che comprendeva oltre alla danza, la recitazione (hanno calcato il palco teatrale e il set cinematografico) e il canto. Nel 1959 avevano partecipato all’Eurovision Song Contest come interpreti in gara del brano “Heute Abend wollen wir tanzen geh’n” classificandosi all’ottavo posto in rappresentanza della Germania dell’Ovest. Ma le loro radici affondavano nella tetra Germania dell’Est: il 20 agosto del 1936 erano nate a Nerchau, città della Sassonia che dopo la seconda guerra Mondiale era finita sotto la giurisdizione della Ddr. Cresciute nella rigida scuola del Teatro dell’Opera di Lipsia, a 16 anni decisero di scavalcare il “Muro” per rifugiarsi a Dusseldorf, da dove i due cigni biondi poi volarono alla volta di Parigi e infine in Italia, che divenne la loro seconda patria. Due eroine in tutù, amate e comprese anche dai bambini degli anni ’60 che hanno fatto del “Da-da-un-pa”, la sigla della trasmissione cult “Studio Uno” – in onda sempre nel ‘61, ideata e diretta da Falqui – , lo scioglilingua e mantra dell’allegria contagiosa. Danzare, recitare e cantare quelle hit di “Studio Uno” (divennero un 33 giri di grande successo) in cui Mina, Alberto Lupo e Paolo Panelli completavano il cast in cui la grande attrazione erano le gemelle e le loro “gambe nazionali” con quei brani diventati tormentoni in “bianco e nero”, come “Pollo e champagne” o la canzone slang popolare “La notte è piccola”. Canzoni che coloravano le vite degli italiani che si davano la buona notte con «è troppo piccolina… ».
Alice e Ellen, emblema della positività e della rinascita. Dive antidive, erano le due ragazze che eppure nel curriculum potevano vantare di aver duettato con Frank Sinatra e danzato con Fred Astaire. Qui da noi andarono a rendere più esotico il corpo di ballo in cui impazzava un altro “straniero” planato dagli Stati Uniti, il piccolo grande Don Lurio. «Un, due tre e quattro», era stato proprio Don Lurio a portare le Gemelle in Italia e il Paese ringraziò, completamente stregato dai passi sinuosi e i siparietti pieni di grazia e umorismo che Alice e Ellen trasmettevano al telespettatore salutandolo con quel sorriso gentile in primo piano. Era ancora davvero un “Belpaese”, più ingenuo e per questo ancora umano, che si muoveva al ritmo sciolto delle Gemelle. Solo il bigottismo di ritorno le ha inizialmente criticate e additate come un esempio di “malcostume”, ma nel mostrare quelle gambe infinite, atletiche, non c’era nessuna delle provocazioni osé delle loro eredi del sabato sera. Sotto la loro iconica calzamaglia nera e trasparente c’era molto di più. E il vero sabato del villaggio per i “teledipendenti” della tv da poche ore di trasmissione (a mezzanotte la “sirena” chiudeva i programmi Rai) e ancora a due canali, è stato quello delle Kessler. Le fidanzate d’Italia che fecero allungare il collo di un estasiato Totò e indurre l’eterno scapolo d’oro Alberto Sordi a chiedere ad entrambe di sposarlo, con quell’esilarante dichiarazione in diretta che è uno dei filmati più virali delle teche di Mamma Rai.
Ma nessuna delle due è mai salita all’altare. Alice in Italia si fidanzò con l’attore Enrico Maria Salerno, Ellen dopo un flirt con Burt Lancaster trovò il grande amore nell’istrionico attore teatrale, ancora in scena, Umberto Orsini, con il quale ha mantenuto, anzi le gemelle hanno mantenuto, un’amicizia che non si è mai interrotta. «Umberto è stato il primo a farci gli auguri di buon compleanno», dissero raggianti il giorno della festa per i loro 88 anni. Appena un’estate fa, quando nulla faceva presagire una fine così triste e inattesa. Cala il sipario su due donne che erano arrivate da noi sulle punte e che in punta di piedi hanno deciso di uscire di scena. Ma prima di andare via, Alice e Ellen hanno lasciato scritto il loro ultimo desiderio: «Vogliamo essere messe assieme nella stessa urna», dove già si trovano le ceneri della madre Elsa, scomparsa a 69 anni, e quelle dell’amato cane Yello, morto a 14 anni. Addio gemelle Kessler, la notte ora è davvero piccola, troppo piccolina, un po’ per tutti.