Il delitto di Garlasco torna a far discutere con nuove analisi e congetture legate al computer di Chiara Poggi, la giovane uccisa il 13 agosto 2007. A riaprire il dibattito è stato Paolo Reale, consulente informatico e cugino della vittima, ospite della trasmissione Ore 14 Sera. Le sue dichiarazioni hanno
riportato l’attenzione sulle ricerche effettuate al pc della ragazza, smontando alcune interpretazioni circolate negli ultimi tempi. “Non c’è nulla negli atti rispetto a quello che si dice…”, ha ribadito con fermezza, invitando a distinguere tra ipotesi giornalistiche e dati concreti.
Uno dei punti più discussi riguarda le ricerche sul Santuario della Madonna della Bozzola, tirate in ballo dalla difesa di Andrea Sempio. Secondo questa linea, ci sarebbe una connessione tra quelle ricerche e quanto accaduto nel luogo religioso. Reale ha voluto precisare: “Quando effettivamente durante il procedimento di primo grado furono fatte le analisi del computer, gli elementi raccolti non avevano nessuna indicazione o valenza che oggi viene proposta, non sta in nessun atto in realtà”. Parole nette, che intendono sgomberare il campo da fraintendimenti e supposizioni prive di riscontro.
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Cosa ha detto il consulente dei Poggi sulle dichiarazioni di Flavius Savu e sui file nel pc di Chiara
Il consulente ha poi affrontato il tema delle dichiarazioni di Flavius Savu, figura controversa che in passato aveva parlato di presunti festini hot legati al caso di Garlasco. Arrestato dopo una lunga latitanza seguita alla condanna per estorsione, il suo nome è tornato alla ribalta proprio in relazione al delitto Poggi. Su questo Reale è stato categorico: “Francamente no, non vedo i collegamenti. Se l’indagine andrà in quella direzione, vedremo di cosa si tratta”. Un modo per ridimensionare teorie che rischiano di allontanare l’attenzione dalla ricerca di prove concrete.

Al centro delle analisi restano i file trovati nel pc di Chiara, spesso utilizzati per ipotizzare legami mai confermati con l’omicidio. Lo stesso Reale ha voluto riportare l’attenzione sulla natura variegata di quei contenuti: “C’è sicuramente questo articolo sui pedofili, c’è il collezionismo su Picasso, un articolo sulle ragazze sconnesse… Quello che voglio dire è che c’è una complessiva, eterogenea quantità di articoli su cui sicuramente è opportuno fare delle valutazioni, sul perché c’era quello sui pedofili, ma non abbiamo una polarizzazione su questo”. Una descrizione che restituisce l’immagine di un computer ricco di tracce, non tutte necessariamente legate alla vicenda giudiziaria.


Per spiegare il perché avesse evidenziato in passato alcuni di questi file, Reale ha fatto riferimento alle indagini parallele che coinvolsero Alberto Stasi. “Il motivo per cui all’epoca lo misi in evidenza fu anche in correlazione ai contenuti trovati sul computer di Alberto Stasi, che hanno dato luogo a quel procedimento per detenzione di materiale pedopornografico. I contenuti che erano rimasti cancellati sono effettivamente stato oggi di una valutazione e di una condanna in primo e secondo grado”. Un richiamo che sottolinea come le due vicende siano rimaste giuridicamente distinte, pur creando inevitabili sovrapposizioni mediatiche.
Infine, Reale ha chiarito in maniera definitiva la questione di un possibile legame tra le ricerche di Chiara e i file di Stasi: “Quello poteva essere un legame? No, perché Chiara non ha potuto sicuramente vedere quei contenuti, ma quell’articolo era un elemento che misi a disposizione per una valutazione”. Una precisazione che, ancora una volta, mira a frenare le ricostruzioni fantasiose e a riportare il dibattito sul terreno dei fatti documentati.
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