Stefano De Martino ribalta la polemica: la guerra degli ascolti diventa uno show

La guerra tra Rai 1 e Canale 5 non conosce tregua, e ogni sera lo scontro per l’audience diventa un ring fatto non solo di numeri, ma di frecciate, ironie e colpi di scena. Martedì 30 settembre 2025 è toccato a Stefano De Martino prendersi la scena, e lo ha fatto nel modo più spiazzante: con una battuta. Non un comunicato stampa, non un’intervista, non una difesa ufficiale. In diretta, durante Affari Tuoi, il conduttore ha risposto alle critiche arrivate da Pier Silvio Berlusconi e Gerry Scotti con un sorriso che valeva più di mille parole, trasformando l’attacco in spettacolo.

Il momento è arrivato quasi per caso, mentre la concorrente Stefania da Trento era in collegamento con il celebre “Dottore”, Pasquale Romano. Tra una battuta e l’altra, De Martino ha deciso di sciogliere il nodo che aleggiava da settimane: “Ancora non ha capito che qui è solo fortuna. Noi abilità qua non ne richiediamo. Laureati? Via. Avete fatto un master? A casa. Parlate l’italiano fluentemente? No. Sapete fare le moltiplicazioni? Via. Le divisioni? Non vi candidate”. Una stoccata comica, che ha fatto ridere il pubblico ma che nessuno ha potuto considerare ingenua. Perché dietro l’ironia si nascondeva la replica più chiara alle accuse.

Accuse che non erano leggere. A inizio settembre Pier Silvio Berlusconi aveva scelto di intervenire a sorpresa durante La Ruota della Fortuna, e non aveva esitato a colpire l’avversario: “Un gioco basato solo sulla fortuna, senza alcuna abilità o merito”. Un giudizio che aveva immediatamente acceso il dibattito, soprattutto perché arrivava dall’amministratore delegato di Mediaset, e dunque non da un semplice commentatore. A difendere quella linea si era poi aggiunto Gerry Scotti, che non ha mai fatto mistero di ritenere il suo format più “istruttivo” e “meritevole” rispetto alla logica dei pacchi di Rai 1.

Eppure, De Martino ha risposto senza scivolare nella polemica diretta. Non ha alzato i toni, non ha cercato la guerra aperta. Ha fatto di meglio: ha trasformato la polemica in sketch, ha ribaltato la critica in parodia, ha ridicolizzato l’idea che la televisione debba necessariamente essere un’aula universitaria. La sua è stata una controffensiva chirurgica: dimostrare che Affari Tuoi non si vergogna della sua natura di gioco basato sul caso, anzi, che è proprio quell’imprevedibilità a renderlo irresistibile per milioni di telespettatori.

Stefano De Martino Gerry Scotti

Il pubblico ha capito. In studio si è riso, da casa si è commentato sui social, e la battuta è diventata virale in poche ore. Una mossa perfetta, che ha ribadito con leggerezza ciò che i dati d’ascolto confermano da mesi: Affari Tuoi è il programma campione di share della prima serata. Tutto il resto, le accuse di mancanza di merito, le frecciate sui “pacchi della fortuna”, restano polvere al vento.

La vera domanda però resta: questa è ancora televisione o è ormai un teatro di guerra dove gli attacchi diventano contenuto e le risposte diventano spettacolo? Perché il pubblico non segue più solo il gioco, segue la polemica, attende la prossima replica, si nutre del botta e risposta che trascende i format. Rai 1 e Canale 5 non competono più soltanto con quiz e varietà: competono con la narrazione di uno scontro che è già di per sé intrattenimento.

Gerry Scotti difende la sua Ruota della Fortuna parlando di educazione e cultura, De Martino rivendica la leggerezza e l’ironia. Due filosofie diverse, due linguaggi che dividono il pubblico ma che hanno in comune lo stesso obiettivo: dominare la fascia più preziosa della televisione italiana. E mentre i dirigenti parlano di valori e meriti, De Martino dimostra che basta una risata per vincere la battaglia dell’immaginario.

Resta ora da capire se Mediaset risponderà con nuove frecciate o se Pier Silvio sceglierà il silenzio. Ma intanto lo show è servito: un colpo di fortuna, un colpo di scena, e la televisione italiana ha trovato un altro capitolo della sua infinita guerra di ascolti. E forse, in fondo, è proprio questo che il pubblico vuole: non la pace, ma il conflitto trasformato in spettacolo.

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